Dai vertici e dai soci storici di Unicredit arrivano segnali contrastanti sulle strategie future della banca, in particolare in tema di aggregazioni.
Ieri il presidente della Cariverona Alessandro Mazzucco ha tratteggiato con chiarezza le priorità dell’istituto di piazza Gae Aulenti: «Sono abbastanza convinto che l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier voglia fare operazioni internazionali. Dobbiamo muoverci in un sistema in cui le relazioni che il governo sta costruendo con la Francia non aiutano, ma sono convinto che voglia fare qualche operazione», ha spiegato Mazzucco, parlando a margine di un evento organizzato dalla Compagnia di San Paolo.
Quella di Cariverona resta una posizione autorevole, visto che il socio, seppur diluito all’1,8% dopo l’ultimo aumento di capitale, può ancora far valere il proprio peso istituzionale. Fatta questa premessa, le parole di Mazzucco tratteggiano evidentemente una linea strategica ma non un target, come la fondazione ha precisato nel pomeriggio: l’ente «non possiede alcuna informazione non di dominio pubblico». Una linea strategica però che appare in contrasto con le ultime dichiarazioni rese da Mustier.
In un’intervista rilasciata prima di Natale il banchiere aveva ad esempio escluso operazioni straordinarie per i prossimi tre-quattro anni ricordando che «con lo scenario attuale è difficile che qualcosa possa accadere in Europa». Concetto ribadito martedì quando Mustier ha dichiarato che oggi «le fusioni o le combinazioni non hanno molto senso» e che in ogni caso non ci sono le condizioni politiche per concludere un progetto del genere in tempi brevi.
«Auguro buona fortuna ai negoziatori di una fusione» transfrontaliera tra banche, «tra due Paesi in cui i politici potrebbero non essere supercontenti» di perdere i rispettivi campioni nazionali, aveva tagliato corto il banchiere.
Il cortocircuito però è forse solo apparente perché, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Unicredit non avrebbe mai perso di vista l’obiettivo di un merger internazionale. Anche se la volatilità dei mercati e il rischio Italia hanno rallentato i tempi, i contatti in questa direzione non si sarebbero mai interrotti. In particolare quelli con Société Générale che rimane il target prioritaria, mentre su Bbva e Abn Amro potrebbero essere costruiti piani alternativi.
Non sembra invece più di attualità l’ipotesi di una scissione degli asset italiani da quelli nord europei, un progetto che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto favorire la dismissione delle attività in Germania.
https://www.startmag.it/economia/unicredit-chi-e-come-parlotta-di-fusione-con-societe-generale-bbva-o-abn-amro/