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La prossima riunione BCE sarà interlocutoria per vari motivi

Pubblicato il 05/09/2017 alle ore 17:23:57

Commento a cura di Antonio Lengua - 

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Ci sono vari motivi per cui Draghi, giovedì, cercherà di essere totalmente bilanciato e di non fornire spunti per dare adito a risposte negative dei mercati.

 

1) L'INFLAZIONE RESTA BASSA E LE PREVISIONI PER GLI ANNI PROSSIMI SRANNO RIVISTE AL RIBASSO: l'euro è salito (traded weighted) del 5% dall'ultima rilevazione/proiezione di fine maggio: questo rialzo determina una revisione al ribasso dell'inflazione nel 2018-2019. Nel corso della conferenza saranno rilasciate le previsioni di crescita e inflazione (HICP e core) per il 2018 e 2019, molto probabilmente al ribasso rispetto ai dati di giugno, che avevano come ipotesi di lavoro un cambio a 1,09 e petrolio a 51 dollari. In un contesto di inflazione bassa non c'è fretta di anticipare una riduzione del QE : Draghi ha tempo fino al 26 ottobre (prossima riunione) o addirittura il 14 dicembre per dire cosa intendono fare. Due mesi di tempo (sino al 26 ottobre) fanno molto comodo.

 

2) DRAGHI NON DEVE FAR APPREZZARE L'EURO.  anche se l'euro non è un obiettivo diretto di politica monetaria, è una variabile fondamentale nella misura in cui influenza direttamente il raggiungimento del target unico della BCE (inflazione sotto ma vicino al 2%). La reazione al discorso di Sintra del 26 giugno, in cui Draghi aveva accennato alla possibilità di uscita dal Qe, ha trovato i mercati estremamente reattivi: in poche sedute il rendimento del Bund è salito da 0.25 a 0.55 e l'euro è partito al rialzo con violenza. Draghi non parlerà del cambio, ma farà di tutto per non farlo apprezzare ulteriormente. Può farlo con delle frasi del tipo "la BCE monitora movimenti rapidi e inattesi nei cambi", che indicano un'attenzione della BCE. Se invece dicesse "il livello dell'euro non è un problema o preoccupazione per il consiglio" darebbe il via libera a uno spike verso 1.22. Annunciare in questa riunione una decisione sul QE nel 2018 significherebbe far volare il cambio.

 

3) LA PALLA ALLA FED ! tra qualche giorno (mercoledì 20 settembre) la FED terrà il FOMC: molto probabilmente annuncerà l'inizio del quantitative tapering. Una restrizione via bilancio delle condizioni finanziarie USA potrebbe giocare a favore della BCE e rafforzare il dollaro. Se il cambio tornasse verso 1,12-1,15, un annuncio di riduzione del QE a fine ottobre cadrebbe in un momento più favorevole. Se poi nel frattempo , per miracolo, Trump fosse riuscito a far passare un abbozzo di riforma fiscale, sarebbe ancora meglio..

 

4) ATTENZIONE ALLE EVOLUZIONI INTERNAZIONALI : non c'è fretta di causare un rialzo dell'euro o dei tassi bonus in Europa quando abbiamo davanti incertezze internazionali quali il raggiungimento del debt ceiling USA (entro il 30 settembre o poco dopo il congresso dovrà alzare questo limite) e i test della corea del nord.

Ci sono , come vedete, almeno 4 buoni motivi per cui Draghi eviterà di anticipare ogni discorso sulla riduzione del QE.
Quindi la riunione di dopodomani sarà interlocutoria.
Le attese degli Ecb watchers sono già spostate al 26 ottobre.
Quindi, dato che queste attese sono ormai il consensus degli analisti, a meno di dichiarazioni inattese, non dovremmo aspettarci movimenti sui mercati particolari giovedì pomeriggio.



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