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I possibili alleati di Elliott

Pubblicato il 27/03/2018 alle ore 23:26:47

Non ci sarà Pasqua per i finanzieri di Elliott e i loro consulenti. Proseguono infatti intensi i contatti con i fondi esteri che possiedono azioni della società telefonica controllata da Vivendì con il 23,94% delle azioni. La mossa di dimettere i componenti del Cda in quota Vivendi e rinviare lo scontro dal 24 aprile al 5 maggio è letta solo come un diversivo, che consente ai francesi di prendere tempo, ma ne concede anche a Elliott per convincere gli investitori istituzionali stranieri a passare dalla loro parte e votare il candidato presidente Fulvio Conti e i consiglieri Luigi Gubitosi, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Dante Roscini e Rocco Sabelli.

Il bacino sul quale Paul Singer fondatore e gestore del fondo Elliott Management Corporation e suo figlio Andrew che presiede gli interessi europei è di circa il 58%. A tanto ammonta infatti la quota posseduta dai fondi istituzionali stranieri, alla quale si aggiunge un misero 1% circa degli investitori italiani, il 3,78% posseduto da Telecom stessa, il 23,9% di Vivendi e un 13% circa di altri azionisti minori e retail.

Dagospia è in grado di anticipare chi sono i fondi stranieri sui quali si sta concentrando la lobby di Elliott, supportata dai suoi advisor, in primis Vitale & Co., e dai tanti amici che Conti e Gubitosi stanno chiamando di qua e di là dell’oceano. Oltre a Elliott che ha già dichiarato di possedere il 5,74% di Tim, i soci del colosso telefonico italiano sono gli americani Brandes Investment Partners, il fondo lanciato nel 1974 a San Diego che gestisce 31 miliardi di dollari di asset ed è guidato da Benjamin Graham,  il fondo di Boston Norhern Cross guidato da Howard Appleby, The Vanguard Group che gestisce circa 3 mila miliardi di dollari, basato in Pennsilvanya e guidato da Mortimer J. Buckley.

Di Blackrock Investment Management e Blackrock Fund Advisors c’è poco da dire: sono presenti in quasi tutte le grandi aziende italiane, mentre gli inglesi Majedie Asset Management gestiscono circa 20 miliardi di dollari e Invesco Asset Management, i canadesi del Canada Pension Plan Invesment board, i norvegesi di Norges Bank Investment Management e gli spagnoli di Caixabank Asset Management, rimasti nel capitale forse dai tempi di Telefonica.

A questi e ad una ulteriore lista di fondi che possiedono quote più piccole, Elliott promette un piano che possa dare più soddisfazione di quello annunciato da Vivendi. Un piano al quale guarda con favore tutto l’arco costituzionale italiano e soprattutto i vincitori di queste elezioni, Lega e M5S, che hanno annunciato anche in campagna elettorale di guardare con grande favore una pubblicizzazione, attraverso Cdp e Open Fiber, della rete di Telecom Italia.

Ma forse una sconfitta di Bollorè sul suolo italiano non dispiace nemmeno a Emanuel Macron che guarda al finanziere bretone come l’ultimo epigono del potere di Sarkozy, oggi messo fuori gioco dalle indagini giudiziarie.

 

Fonte

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dagospia-grado-anticipare-chi-sono-fondi-stranieri-170262.htm

 



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